Acquaticità: funzionalità per i bimbi, da che mese poterla fare, accorgimenti
L’acqua è di certo uno degli elementi in cui un bambino si sente maggiormente a suo agio. Immerso in una piscina egli può sperimentare davvero le proprie capacità motorie, ancor prima di riuscire a muoversi carponi. Sono in tanti i pediatri che consigliano vivamente un corso di acquaticità o nuoto per i bambini, ma spesso i genitori restano perplessi dinanzi all’idea di mettere il proprio piccolo a contatto con un elemento tanto affascinante e tanto pericoloso come l’acqua.
Qual è l’età giusta per far intraprendere a un bambino un corso di acquaticità?
L’impatto con l’acqua per un bambino può apparire traumatico agli occhi di un genitore preoccupato, ma, dopo aver trascorso 9 mesi nel ventre materno, la sensazione d’essere immerso in parte in un liquido estraneo non è poi così sconosciuta ad un neonato. Dunque, in linea teorica, un bambino potrebbe essere immerso già dopo i primi giorni di vita. Di solito però i corsi di acquaticità vedono iscritti bambini che hanno compiuto almeno due mesi. Tra i sessanta e i novanta giorni dalla nascita dunque è un tempo più che accettabile per dare inizio a questa nuova esperienza per il piccolo che, è bene dirlo, non sarà mai costretto a nuotare, anzi. Un corso di acquaticità infatti riguarda più che altro il muoversi nell’acqua e la scoperta delle proprie capacità motorie.
Perché iniziare un corso del genere?
Immergersi in acqua con il proprio bambino, cullarlo e tranquillizzarlo, vivendo insieme a lui un’esperienza unica, dal momento che le sensazioni che il neonato prova nei pochi mesi successivi alla nascita sono irripetibili, aiuta a generare un forte rapporto tra il piccolo ed il genitore che lo accompagna in acqua. L’atmosfera ricorda al bambino quella vissuta nell’utero materno, dunque non c’è rischio di alcun trauma per lui, che anzi viene delicatamente accompagnato attraverso un percorso di regressione. Il corso però non è utile soltanto al bambino ma, forse parimenti, anche al genitore, e in particolar modo alle madri. La maternità è vissuta senza ombra di dubbio in maniera del tutto differente da padri e madri, e queste ultime, in seguito alla nascita, possono sviluppare delle ansie prima sconosciute, che questo magnifico percorso più aiutare a superare ed eliminare.
E’ preferibile che la madre accompagni il bambino?
Non c’è alcuna differenza tra madre e padre. Di certo nei primi mesi di vita un neonato è naturalmente portato ad avere un rapporto “esclusivo” con la propria mamma, ma questo non impedisce ai papà di immergersi, soprattutto nel caso questi abbia più dimestichezza con l’elemento in questione. E’ importante però compiere una scelta netta all’inizio del corso, così che sia sempre lo stesso genitore ad immergersi fino all’ultimo giorno.
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