Donne in carriera….anzi no!
Archiviata come ogni anno la festa dell’8 marzo, con il solito bla bla di condanne, intenti e promesse, restano i fatti che purtroppo ci mostrano un quadro non certo esaltante.
Sono un medico e forse sembreremo ai più una categoria al riparo da pregiudizi e disparità di genere.
Negli ultimi anni sono aumentate e di molto le donne medico, non solo, agli ultimi concorsi per la Facoltà di Medicina le donne hanno superato e di molto gli uomini, inoltre le studentesse sono più brave, hanno voti migliori e si laureano prima, ma a parità di accesso non corrisponde parità di carriera.
L’ Instat ha messo a confronto due rilevazioni a distanza di 14 anni che riguardano i medici divisi per genere: le donne aumentano le ore dedicate ai figli, al lavoro e agli anziani della famiglia, mentre gli uomini aumentano solo il tempo dedicato ai figli e non al lavoro domestico. Da qui nascono le difficoltà nel raggiungere posizioni di responsabilità.
Una recente ricerca americana su mille giovani medici ha dimostrato la disparità nel tempo impiegato nel lavoro domestico tra i partner e come questo provoca difficoltà e differenze di carriera: le dottoresse sono in maggioranza sposate con maschi impegnati full-time e devono occuparsi pienamente della famiglia, mentre i medici dedicano 7 ore a settimana di più al lavoro e 12 ore in meno ai figli e alla casa rispetto alle donne.
In Italia in più abbiamo l’emergenza precariato: se mancano certezze lavorative certo diventa irrilevante la capacità di procedere nella carriera anche se bravura e competenza non ci mancano, anzi alcuni lavori hanno messo in evidenza come noi donne siamo medici migliori degli uomini, sappiamo ascoltare di più, siamo puntuali, ordinate e preparate.
Resta comunque il fatto che anche in un ambiente culturalmente elevato come quello della medicina le differenze di genere esistono ancora.
dott.ssa Graziella Bellardini
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