Emicrania, la dieta da provare
L’emicrania è un tipo di cefalea che colpisce il 25 % delle donne soprattutto nel periodo pre- o perimestruale , si presenta caratteristicamente con un dolore unilaterale ( metà della testa), pulsante, si accompagna a ipersensibilità alla luce e ai rumori e raggiunge il suo acme con nausea e vomito.
Molti studi hanno dimostrato una correlazione con alcuni alimenti, per cui visto l’andamento cronico di questo doloroso disturbo e il continuo e necessario ricorso ai farmaci, si può tentare un approccio anche dietologico che può dare un miglioramento della frequenza degli attacchi dal 20 al 50 %.
Gli alimenti considerati a rischio sono molti, naturalmente questo elenco vuole soprattutto essere una guida per chi desidera avere una più approfondita conoscenza della propria malattia e essere di aiuto nel riconoscere fattori che possono contribuire alla comparsa della fastidiosa e dolorosa patologia. Un’attenta dieta ad esclusione di pochi fattori alla volta aiuterà a trovare un possibile nesso causa-effetto.
Tra gli alimenti ”incriminati” troviamo il cioccolato, la frutta secca (noci e nocciole), i formaggi soprattutto stagionati, hot dogs, carni stagionate, inscatolate, conservate, affumicate o comunque trattate con nitriti come salsicce e salumi.
Il glutammato , sostanza presente nei dadi da brodo, nella salsa di soia, in vari snack e nei preparati per zuppe, viene considerato una sostanza ad alto rischio , così come l’aspartame , dolcificante usato in molte preparazioni alimentari. Nell’elenco troviamo inoltre i pesci essiccati e affumicati (aringhe, salmone ecc).
Tra le bevande sono sconsigliati il vino rosso, la cola e i vini con presenza di solfiti.
Per quanto riguarda il thè e il caffè, ci sono evidenze che ne fanno cause scatenanti ed altre che invece che ne provano effetti anticrisi, si è ipotizzato che possano innescare emicrania quando sono carenti rispetto al consumo abituale.
La risposta ai vari alimenti è individuale, ho citato solo quelli che sono più comunemente riconosciuti come scatenanti, per cui ciascuno dovrebbe individuarlo e quindi eliminarlo dalla dieta. Naturalmente non si possono escludere tutti gli alimenti, ma cercare di individuarne uno alla volta, eliminandolo per circa 2 settimane, tenendo conto che l’attacco emicranico inizia circa dopo 3-6 ore l’ingestione dell’alimento stesso.
dott.ssa Graziella Bellardini
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